“La teoria del Big Bang e la teoria evoluzionistica non sono in contrasto con la creazione di Dio”. Queste le parole del Pontefice pronunciate il 27 Ottobre scorso secondo una ricostruzione giornalistica1. E’ bene che il Papa precisi meglio il suo pensiero. Soprattutto se intende distinguersi dall’approccio pseudo-scientifico con il quale settori importanti del cristianesimo militante stanno rielaborando il neo-creazionismo.
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Scienza e filosofia, che dopo una lunga separazione si erano in qualche modo riunificate con Kant, rischiano ora di dividersi nuovamente a seguito dei continui tentativi di strumentalizzazione religiosa. E il campo di battaglia è costituito dalla teoria dell’evoluzione, spesso utilizzata per giustificare una visione teleologica dalla connotazione evidentemente teologica. Il neocreazionismo, attualmente in fase di ridefinizione su contenuti meno ingenui rispetto alle teorie americane di qualche tempo fa, non commette più l’errore di rifiutare esplicitamente l’evoluzionismo ma tenta di piegarlo a proprio uso e consumo. E propone tesi che non hanno nulla di scientifico (operazione di per sé legittima) ma che pretende abbiano un fondamento scientifico (e questo è invece francamente contestabile).
Le leggi della fisica, si sostiene, sono tali da permettere a noi di esistere. Modificando anche di un’inezia una qualsiasi costante fisica, noi non potremmo esistere. Ergo le leggi della fisica sono state create come sono per consentire a noi di esistere2. Ma se un individuo parla italiano essendo nato in Italia è perché egli si è adattato al contesto: non è l’Italia che si è adattata al linguaggio di quell’individuo. E l’Italia non è stata creata per consentire a quell’individuo di parlare italiano. Analogamente la vita, come noi l’abbiamo definita, è nata sulla base delle condizioni consentite dalle leggi dell’universo. Dire che le leggi dell’universo sono state create per consentire la vita è affermazione certo legittima ma senza fondamento scientifico e nemmeno logico. Quando due fenomeni sono associati, in assenza di osservazioni empiriche, è infatti la logica che stabilisce il rapporto di causa-effetto.
Altrettanto strumentalizzato l’argomento della complessità crescente della vita. Utilizzato come dimostrazione del finalismo implicito nell’evoluzione. Quando è solo un dato di fatto che si può interpretare come si vuole, anche in senso teleologico, nella consapevolezza però di uscire dalla dimensione della scienza per entrare nel campo della teologia.
Telmo Pievani ha di recente analizzato i meccanismi che dall’osservazione scientifica portano alle interpretazioni filosofiche più immaginifiche3. Vi sono, egli sostiene, diversi livelli di discussione che possono essere rappresentati come cerchi concentrici. Il primo è costituito dall’osservazione empirica ovvero dai risultati della ricerca presentati in una pubblicazione scientifica. Il secondo, pure compreso all’interno della pubblicazione scientifica, si identifica con la discussione finale nella quale il ricercatore confronta i propri risultati con quelli di altri autori cercando di spiegare congruenze e incongruenze: questo secondo livello, già soggettivo, è comunque pure solidamente ancorato nell’ambito scientifico. Poi la notizia della ricerca esce dagli ambienti specialistici per essere divulgata e in questo percorso già può subire distorsioni mistificanti di carattere in genere sensazionalistico. Dal lancio si passa alla discussione sui mass-media, il quarto livello, dove pure prevalgono toni e contenuti ormai lontani dall’evidenza scientifica. Infine l’osservazione empirica viene “letta” e travisata dal pregiudizio filosofico e utilizzata per corroborare una specifica visione del mondo.
Alcuni scienziati amano frequentare tutti i livelli di discussione. Spesso in buona fede ritenendo legittimamente di poter esprimere opinioni anche in ambiti non strettamente scientifici. A volte in mala fede assecondando un sensazionalismo da cui scaturiscono visibilità, riconoscimenti e finanziamenti. Quello che è importante capire è che quando lo scienziato si avventura in interpretazioni filosofiche, fantasiose o meno, non parla da scienziato ma da persona qualsiasi. E non si può utilizzare quello che dice per dare fondamento scientifico a quella visione del mondo. Invece accade che il filosofo o il teologo offrano una loro interpretazione generale citando lo scienziato di turno che ha sostenuto qualcosa di simile in un ambito in genere non strettamente scientifico. Ma, in quelle circostanze, lo scienziato di turno ha parlato da persona qualsiasi e non da scienziato e quello che ha sostenuto lo ha fatto in base ad una sua visione del mondo e non in base ai risultati delle sue ricerche.
E’ importante comprendere questi meccanismi per evitare la confusione generata dalla commistione dei diversi piani di discussione. Telmo Pievani parte dei recenti ritrovamenti fossili nel sito di Dmanisi in Georgia che documentano la variabilità intra-specie degli ominidi insediati in quell’area. Ben oltre le interpretazioni degli stessi ricercatori, queste osservazioni sono state utilizzate per affermare la fallacia della teoria del cespuglio (da una radice comune sono nate diverse specie di ominidi ma è sopravvissuto solo il ramo umano), sostenere che la specie umana sin da tempi più remoti fossa una in tutto il mondo (semmai differenziata in diversi ominidi), lasciar intendere che la specie umana fosse stata creata come tale. Ma la teoria del cespuglio non è smentita dalle osservazioni di Dmanisi anche se, come tutte le teorie, potrà in futuro rivelarsi superata. E comunque essa non rappresenta il metro con il quale verificare la validità della teoria darwiniana. Queste argomentazioni sono svolte da Pievani ripercorrendo i cinque livelli attraverso i quali dall’osservazione scientifica dei fossili di Dmanisi si è giunti al fantasy teologico. Proprio per la sua rilevanza, di contenuti e di metodo, si riporta il testo in estenso.
Telmo Pievani insegna Filosofia delle scienze biologiche e Antropologia presso il Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Padova. E’ nel board di accademie e riviste scientifiche internazionali ed è autore di numerose pubblicazioni scientifiche e divulgative.
- Paolo Rodari. Bergoglio: “il Big Bang non contraddice la creazione”. La Repubblica, 28 Ottobre 2014.
- Carlo Rovelli. Il principio antropico dalla scienza alla leggenda. Micromega, 1: 32-54, 2014.
- Telmo Pievani. Con buona pace dei teologi (eretici e non). Micromega, 1: 3-29, 2014.
CDL, Tivoli, 3 Ottobre 2014