La parresia mancata della Chiesa cattolica
Una commissione di teologi scelti dal Vaticano assolve le religioni monoteiste, ma soprattutto il Cristianesimo e con esso la Chiesa cattolica, dall’accusa di intolleranza mossa dalla cultura laica. Ma le conclusioni non convincono il teologo Vito Mancuso. E soprattutto ripropongono la supremazia ed anzi l’esclusività della fede cristiana nel cogliere la verità e la giustizia. Un discorso che prosegue lungo la via tracciata da Ratzinger e che risulta ben diverso da quello di papa Francesco, almeno così come esso è stato riassunto da Scalfari nell’intervista del 26 Settembre 2013. Fuoco amico diretto al Pontefice o marcia indietro della Chiesa?
Nel dialogo tra credenti e non credenti pesa una questione di fondo, mai risolta e sempre presente come un convitato di pietra. Ogni forma di dialogo risulta impraticabile se la Chiesa cattolica, come più volte accaduto con Ratzinger, ripropone la fede cristiana come unico percorso per giungere alla verità (e al giusto e al bene), con ciò disconoscendo le altre religioni e le altre culture. La pretesa di possedere l’esclusiva della verità, e di conseguenza l’ambizione alla gestione della verità nei suoi aspetti concreti (compresi quelli politici), è intrinsecamente, oggettivamente, radicalmente intollerante. Viene in mente il Marchese del Grillo del celebre film di Monicelli che rivolgendosi ai popolani dice: “Io so’ io e voi nun siete un c…o!”. Anche se detta con apparente bonarietà, la frase ha un contenuto prevaricatore molto evidente. Lo stessa tecnica, la benevolenza formale che maschera la intolleranza sostanziale, è spesso utilizzata dalla Chiesa per riproporsi come unica e ineludibile via di salvezza.
Diverso l’approccio di altri uomini di fede, come il teologo Vito Mancuso ed il priore di Bose Enzo Bianchi, da sempre impegnati nella ricerca di un dialogo paritario con le altre fedi e le altre culture. Mancuso e Bianchi sono figure autorevoli e prestigiose ma certo non rappresentano, non hanno i titoli per farlo, la posizione ufficiale della Chiesa. Ancora da chiarire il pensiero di papa Francesco che sull’argomento sembrava aver impresso alla Chiesa una svolta epocale. Nell’intervista con la quale Scalfari riassume l’incontro con Francesco, il pontefice sembrerebbe aver espresso una posizione completamente diversa da quella del suo predecessore. Il passaggio decisivo è quello in cui, parlando della libertà di coscienza, Francesco avrebbe affermato “Ciascuno ha una sua idea del Bene e del Male e deve scegliere di seguire il Bene e combattere il Male come lui li concepisce. Basterebbe questo per migliorare il mondo”. Un rifiuto netto della supremazia della via cristiana alla verità, al giusto e al bene. Sulla rilevanza assoluta di queste affermazioni si veda “Il dialogo tra credenti e non credenti” pubblicato in altra parte del sito.
Tuttavia quello citato è uno dei passaggi che più sono stati contestati e di cui è stata messa in discussione la reale aderenza al pensiero del papa. Difficile dire se Scalfari abbia travalicato il pensiero di Francesco o se le contestazioni che sono seguite ad un’affermazione tanto ardita dal punto di vista teologico abbiano convinto il Pontefice ad un atteggiamento di maggiore prudenza. Si vedrà al prossimo incontro con Scalfari che il papa ha preannunciato. Soprattutto però il pensiero di Francesco si chiarirà dal seguito concreto della sua opera di rinnovamento della Chiesa.
Intanto però su “La Civiltà Cattolica” del gennaio u.s. è stato pubblicato un documento della Commissione teologica internazionale dal titolo “Dio Trinità, unità degli uomini. Il monoteismo cristiano contro la violenza”1. Il testo intende discutere espressamente la tesi secondo la quale sussiste un nesso necessario che dal monoteismo conduce alla violenza e alle guerre di religione. Il percorso scelto dalla Commissione passa attraverso il rapporto della Chiesa con la verità e la giustizia. E da questo punto di vista sarà discusso.
Il documento oppone innanzitutto una critica radicale del relativismo, considerato foriero di incertezza nella “ricerca del vero, del giusto e del bene” e portatore di un’immagine pluralistica della società che, per una qualche ragione non spiegata, condurrebbe all’affermazione del disegno totalitario del pensiero unico.
In secondo luogo il documento si cimenta nel confutare concezioni arbitrariamente attribuite alla cultura occidentale. Così, alla luce dei fatti storici, viene smentito lo stereotipo del politeismo tollerante, come se questa riflessione fosse veramente scaturita dalla cultura laica. Semmai la cultura occidentale individua la propria specificità nell’essersi emancipata da qualsiasi forma di religione (non solo monoteistica). Si afferma che la società secolarizzata non è affatto immune dalla violenza, come se sostenere il nesso tra monoteismo e violenza significasse negare altre radici della violenza. Anche questo concetto non risulta essere un prodotto della cultura occidentale.
In linea generale l’autodifesa della Chiesa viene effettuata ribadendo i principi ecumenici del Cristianesimo. Già su questo piano non risulta affatto semplice assolvere la Bibbia per tutta la violenza concepita. Inoltre la lunga la disquisizione sul Cristianesimo portatore di amore non assolve certo la Chiesa dai misfatti perpetrati nei secoli a meno di accettare l’equazione autoreferenziale Chiesa=Cristianesimo. Ma l’insegnamento di Gesù è questione ben diversa dalla religione cattolica che è invece una costruzione dell’uomo. Chi crede alla parole di Cristo non necessariamente ritiene che la Chiesa cattolica ne sia l’interprete autentico. E la Chiesa dovrebbe difendersi per le scelte storiche compiute dai suoi uomini senza farsi schermo della figura di Cristo. Come può l’amore predicato da Gesù rappresentare una smentita della violenza praticata dalla Chiesa nel corso della storia?
Anche “l’irreversibile congedo del cristianesimo dalle ambiguità della violenza religiosa” viene spiegata come maturazione della riflessione teologica ed ermeneutica e non sulla base di fatti storici, come se anche questa scelta non fosse opera di uomini. Quando è accaduto che la Chiesa si è allontanata dalla violenza e perchè? La Chiesa, non l’insegnamento di Gesù.
Il documento è stato criticato da più parti, anche interne alla Chiesa. Vito Mancuso2 ritiene che il documento non riesca a rendere convincente il nesso tra cristianesimo e non violenza per diverse ragioni.
Innanzitutto egli muove una critica di carattere storico ritenendo che il documento non indaghi a sufficienza le ragioni che nel corso del tempo hanno condotto la Chiesa all’inquisizione, ai roghi degli eretici, alla caccia alle streghe, all’Indice, alle conversioni forzate. In questo modo si evita di discutere quella parte di verità contenuta nella critica laica e inerente l’intolleranza del cristianesimo. In secondo luogo Mancuso esprime tre obiezioni concettuali al documento della CTI:
– Viene considerata la violenza dell’Antico Testamento tacendo quella pure presente nel Nuovo e riproponendo così l’antinomia tra il Dio buono dei cristiani e quello cattivo degli ebrei.
– Non viene spiegata la ragione per cui solo di recente la Chiesa abbia proceduto a ripudiare la violenza sottacendo il fatto che proprio la perdita del potere le ha permesso di tornare alla sua essenza.
– Si ripropone ancora una volta la supremazia del Cristianesimo nel cogliere la purezza della religione e la giustizia con ciò lasciando intendere che altre religioni siano destinate alla violenza e all’ingiustizia e trascurando il fatto che alcune religioni (induismo, buddhismo, gianismo) sono pervenute all’ideale della non violenza prima della nascita di Cristo e ben prima che vi arrivasse la Chiesa cattolica.
Tivoli, 11 Febbraio 2014
1. Commissione teologica internazionale. Dio Trinità, unità degli uomini. Il monoteismo cristiano contro la violenza. La Civiltà Cattolica, 2014, I: 157-212.
2. Vito Mancuso. Non avrai altro Dio. Processo al monoteismo “E’ sinonimo di violenza”. La Repubblica, 21 Gennaio 2014.