Comunque vadano le elezioni europee il sovranismo ha già fallito. Anche se dovesse aggregare grandi consensi. Ed il fallimento riguarda proprio i temi più sensibili, quelli sui quali il sovranismo avrebbe dovuto esprimere appieno la sua “diversità” e la sua “originalità”: la questione dei migranti e quella sulla austerità economica.
Sui migranti nel corso dell’estate scorsa si è innescato un grottesco gioco dell’oca, con ritorno al punto di partenza, quando proprio Salvini ha reclamato la ripartizione europea dei migranti giunti in Italia1. Immediato il rifiuto da parte dei Paesi del gruppo Visegrad (Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca), tutti governati da partiti nazionalisti di destra, con l’eccezione della Repubblica Ceca il cui esecutivo sovranista è invece costituito da una forza politica di sinistra. In quella fase la stessa Merckel, su sollecitazione della CSU di Horst Seehofer, ha dovuto accettare l’idea dei respingimenti al confine con l’Austria. Scatenando così le ire del premier austriaco, Sebastian Kurz, al governo insieme al partito sovranista e neo-populista Fpö di Heinz-Christian Strache. L’Austria ha accusato l’Italia di favorire il passaggio dei migranti attraverso la frontiera del Brennero minacciando la militarizzazione del confine. A questo punto Salvini ha dovuto offrire alla Germania la disponibilità a riprendere i migranti che dall’Italia in qualche modo fossero riusciti ad arrivare in territorio tedesco. Ma, ha aggiunto, solo quando potrà essere assicurata la impermeabilità delle frontiere esterne dell’Italia. E così si è chiuso il cerchio e si è tornati al punto di partenza. Tanto che da questa estate la questione dei migranti e della loro ricollocazione è uscita dall’agenda del sovranismo europeo. Semplicemente non se ne parla più.
Ma anche sull’austerità il fronte sovranista non ha retto ed anzi è naufragato miseramente esponendo a pessime figure il neo-populismo nostrano che, sia nella versione leghista che in quella pentastellata, punta a rompere i vincoli europei di bilancio. Ma su questo tema sono stati proprio i presunti alleati ad opporre un rigore contabile intransigente. La destra austriaca, bavarese, finlandese e la stessa Ungheria di Orban in rapida successione hanno sbattuto la porta in faccia all’Italia richiamandola al rispetto richiamandola al rispetto degli obblighi di bilancio2. L’internazionale sovranista, al di là delle critiche di maniera all’austerità economica, non è riuscita a trovare un denominatore comune su una diversa politica economica. Ed anche l’euro ormai è non più lo strumento utilizzato dalle elites per asservire i popoli.
La difficoltà della Brexit, ed anzi sinora la sua pratica impossibilità, ha fatto infine giustizia di ogni velleità isolazionista. Ed ora nessun movimento, neanche il più nazionalista, propone di uscire dall’Unione e tantomeno dal vituperato sistema dell’euro. Il sovranismo come proposta politica non esiste già più. Ma rimane operante come un potente e pericoloso fattore di caos.
CDL, Tivoli, 18 maggio 2019
- Sulla vicenda si veda la ricostruzione documentata in: CDL, L’Europa dei nazionalismi, Democrazia Pura, 15 Luglio 2018.
- Massimo Riva, L’assalto alla UE è già fallito, La Repubblica, 15 maggio 2019.