La geografia della Germania, nel XVI secolo, doveva essere abbastanza diversa da quella attuale. Come nel Medioevo, sovente gli uomini abitavano ancora in sparuti villaggi dispersi fra i boschi, le selve e una natura ovunque dominante.
Fra le molte conseguenze di questa circostanza, ce n’è una che avrà grande importanza nella storia che stiamo raccontando: non di rado, proprio a causa della prossimità con una natura a tutti gli effetti ancora selvaggia, capitava che qualche giovane pastore, o qualche capo di bestiame finissero divorati dalle belve che numerosissime affollavano i fitti boschi intorno agli abitati.
La cittadina di Bedburg, nell’odierna Renania, faceva parte a quel tempo dell’elettorato di Colonia. Anche lì, nell’ultimo ventennio del secolo, si erano moltiplicate le morti di pastori, contadini e capi di bestiame all’interno dei boschi o nelle vicinanze di essi, dovute presumibilmente ad attacchi di animali. Nell’immaginario collettivo, tuttavia, questi decessi esercitavano una profonda impressione e venivano non di rado attribuiti all’azione di forze oscure che turbavano da sempre i sonni degli uomini.
La diffusa credenza nell’opera del maligno generava poi in qualche caso reazioni di vera e propria isteria, in particolare allorché simili episodi avvenivano in concomitanza con qualche evento che già avesse destabilizzato i pur precari equilibrî della comunità. Quel che avvenne a Bedburg nel 1589 può essere considerato in questo senso esemplare.
Il 31 ottobre di quell’anno, la cittadinanza venne riunita nella piazza principale del villaggio per assistere a un’esecuzione capitale. Non si trattava di un caso come gli altri. Il condannato era un tale Abal Griswold, un contadino del luogo, conosciuto in città come Peter Stumpp, soprannome affibbiatogli a causa della mutilazione della mano sinistra dovuta a un incidente (il termine “stumpf”, in tedesco, significa infatti “monco”).
I reati di cui Stumpp era stato accusato erano particolarmente gravi: oltre dieci omicidi commessi in danno, fra l’altro, di donne e bambini, e con modalità raccapriccianti.
L’arresto di Stumpp era avvenuto in circostanze particolari. Poiché gli assassinî che sconvolgevano il villaggio non accennavano a diminuire, gli abitanti avevano deciso di organizzare una enorme battuta di caccia con l’intento di catturare la belva (o le belve) responsabile delle morti. Dopo giorni di insuccessi, gli armati avevano finalmente intercettato un lupo nella foresta e s’erano dati all’inseguimento, riuscendo finalmente a braccarlo e a costringerlo in un vicolo cieco. Quale era stata però la sorpresa dei cacciatori quando, avvicinatisi, avevano trovato non l’animale ad attenderli, ma lo stesso Stumpp!
La spiegazione di quanto era avvenuto l’aveva fornita lui stesso sotto tortura. Il diavolo in persona gli aveva donato una cintura magica che, una volta indossata, lo trasformava in un mostro dalle sembianze di lupo, «forte e potente, con grandi occhi che brillavano come i fuochi di notte, denti affilati e crudeli, e un corpo enorme sostenuto da zampe robuste» [1].
Benché il racconto potesse sembrare incredibile, la sua veridicità era avvalorata dalla testimonianza di alcune persone che giuravano di aver visto il lupo zoppicare dalla zampa anteriore sinistra, e questa circostanza era stata subito messa in relazione con l’arto mancante (la mano sinistra) di Stumpp.
Sotto tortura, l’uomo aveva poi rivelato altri macabri particolari dei suoi omicidi, destando l’orrore degli attoniti aguzzini. Tanta e tale era stata l’impressione suscitata dal terribile racconto di Stumpp, che anche la condanna fu esemplare. Dopo essere stato scuoiato con delle tenaglie incandescenti, egli venne sottoposto al supplizio della ruota. Le ossa gli vennero inoltre spezzate con la parte smussata di un’ascia, per impedire che tornasse da morto per vendicarsi. Infine fu decapitato e i suoi resti arsi sul rogo. Sorte non dissimile toccò poi ad altre due persone, Sybil, sua figlia, e Katharina Trumpen, una vicina di casa, entrambe ree di averlo aiutato a commettere gli assassini.
Lo scalpore che la vicenda di Stumpp e la sua esecuzione destarono in tutta Europa fu enorme. La diffusione di alcuni volantini, presto tradotti in varie lingue, che raccontavano la storia fu capillare, e numerose sono le fonti che accennano al caso in qualche modo.
Tuttavia, i reali contorni della vicenda potrebbero essere stati diversi e il movente dell’esecuzione di tutt’altro tipo.
In quegli anni, infatti, nell’elettorato di Colonia infuriava una terribile guerra religiosa. L’arcivescovo di Colonia, Gebhard Truchsess von Waldburg [2], dopo pochi anni dalla nomina si era infatti convertito al calvinismo, anche – si dice – per sposare la bellissima amante Agnes von Mansfeld-Eisleben senza perdere la prestigiosa carica ecclesiastica. In seguito alla rimozione di Truchsess da parte dell’autorità cattolica, sarebbe di lì a poco scoppiata la sanguinosa “guerra di Colonia” [3], che avrebbe infiammato tutta la regione, compreso il piccolo villaggio di Bedburg. Anche i vertici cittadini erano stati coinvolti nel conflitto, e nel 1589 un nuovo signore – Werner von Salm- Reifferscheidt-Dyck – di religione cattolica, era giunto in paese, dove aveva incontrato la forte resistenza della popolazione in maggioranza protestante. Il nuovo capo aveva quindi necessità di ristabilire l’ordine all’interno dei proprî dominî. Per farlo, un processo esemplare ai danni di un protestante era quanto di meglio egli potesse sperare.
E il capro espiatorio prescelto fu proprio il povero Peter Stumpp, reo – oltre che di aver abbracciato la fede riformata – anche di essere tanto ricco da suscitare le invidie e le antipatie dei suoi concittadini. La vendetta era dunque arrivata fulminante e il nuovo signore aveva colto l’occasione per lanciare un inequivocabile messaggio a tutta la popolazione: questa è la fine che attende chi abiura la fede cattolica.
Filippo Innocenti, 8 aprile 2019. Pubblicato su Il Sestante il 21 Febbraio 2019.
- G. Bores, “Della deplorevole vita e morte di Peter Stumpp…”, Londra, 1590.
- Cfr. Wikipedia, voce “Gebhard Truchsess von Waldburg”.
- Cfr. Wikipedia, voce “Guerra di Colonia”.