Il fascismo è il male assoluto. Anzi no.

 

 

Era il 2003 quando nel corso di una visita in Israele Gianfranco Fini definì il fascismo un male assoluto1. Accadeva al termine di un percorso decennale di revisione ideologica e politica che aveva visto impegnato il leader politico insieme ad altri che pure provenivano dal Movimento Sociale Italiano, erede dichiarato del partito fascista. Sembrò allora che la destra italiana avesse finalmente fatto i conti con la storia e si potesse definitivamente emancipare da un retaggio tanto ingombrante da paralizzare ogni sua possibile evoluzione in senso occidentale. Sembrò, allora, che finalmente anche in Italia potesse nascere una destra moderna, liberale, conservatrice e sinanco reazionaria ma non più ancorata al fascismo.

Non era vero. Il tentativo di Fini rimase isolato ed anzi fallì decisamente. I politici di destra in Italia non hanno mai smesso di fare a gara per recuperare pezzi di fascismo. A cominciare, naturalmente, da Berlusconi quando, proprio nel 2003, poco prima del viaggio di Fini in Israele, subodorando l’imminente svolta dell’alleato-avversario, era giunto ad affermare che Mussolini non aveva ucciso nessuno e che mandava la “gente a fare vacanza al confino” 2. Siamo nel 2013 quando Berlusconi riscopre che Mussolini aveva fatto anche cose giuste3 mentre nel 2017 perviene alla conclusione che proprio “dittatore non era”4. E questo solo per citare alcuni passaggi del pensiero sempre molto indulgente del leader di Forza Italia nei confronti del fascismo.

A riprova che il germoglio grillo-leghista viene dalla radice berlusconiana, non poche sono le ambiguità con le quali sia Grillo che Salvini hanno trattato la questione del fascismo e gestito i rapporti politici con l’estremismo di destra. Insomma il sovranismo grillo-leghista si è rivelato una variante modernizzata del populismo berlusconiano anche nella contiguità complice e benevolente verso il fascismo.

Per quanto riguarda il M5S, a parte l’apologia dichiarata di esponenti minori, spiccano la dichiarazione della Lombardi sul fascismo che “prima che degenerasse aveva una dimensione nazionale di comunità attinta a piene mani dal socialismo, un altissimo senso dello Stato5” e il “Non mi compete” che Grillo oppone ad un giornalista che chiedeva se egli fosse o meno antifascista6. Per non parlare di vicinanze, a vario titolo, espresse nei confronti di CasaPound in nome del superamento dei vecchi steccati destra-sinistra e delle comuni battaglie. Più numerosi, ed espliciti, gli ammiccamenti di Salvini nei confronti del fascismo oltre alle convergenze elettorali della Lega con CasaPound7. I rapporti di Salvini con l’estremismo di destra sono così intensi e consapevoli che la Lega è divenuto il partito di riferimento di una parte consistente del neo-fascismo italiano. La recente uscita del forzista Tajani non si capisce se è un tentativo di riprendere contatto con una certa area elettorale o semplicemente un infortunio che comunque tradisce un retro-pensiero. Certo è che ha molto di patetico quel fascismo che ha fatto anche cose buone a parte la guerra, le leggi razziali e la vicenda Matteotti (hai detto niente…)8.Processed with VSCO with av8 preset

Ma perché la destra italiana rimane tuttora compromessa con il fascismo e con i fascisti? Forse perché in Italia, a differenza di quanto accaduto in Germania, non si è mai compiuto lo sforzo di comprendere che cosa accadde veramente durante l’epoca del nazifascismo. La collocazione di frontiera del Paese ed il contesto internazionale ebbero forse un ruolo decisivo nel bloccare la discussione. Rimane il fatto che in Italia ancora oggi fascismo ed antifascismo sono eredi di quelle divisioni antiche e non il frutto di una riflessione successiva storica e di conseguenza politica. In mezzo, tra fascismo ed antifascismo, tutta l’area grigia che oggi come allora è costituita da una parte significativa della società mai completamente convertita alla democrazia. In ultima analisi appaiono condivisibili le considerazioni già proposte in altra sede10,11 e tratte dall’analisi storica condotta da Francesco M. Biscione12:

«Secondo la sua riflessione (di Francesco M. Biscione) le vicende oscure che hanno caratterizzato la democrazia italiana nel secondo dopoguerra, che nell’insieme definiscono il sommerso della repubblica, altro non sono che l’espressione politica, quantunque violenta ed anti-istituzionale, di una parte di borghesia mai veramente convertita alla democrazia. E se l’inserimento nella struttura di potere spiega gli episodi eversivi, l’ampia rappresentatività sociale rende conto della sua emersione politica». «I numerosi episodi eversivi che hanno costellato la vita repubblicana, dalla vicenda De Lorenzo sino all’assassinio di Moro passando attraverso un corteo impressionante di altri tentativi di golpe e di stragi, erano la parte occulta della feroce opposizione che una parte della società italiana conduceva contro la democrazia repubblicana. Sino al rapimento Moro, la Democrazia Cristiana si era assunta l’onere di accogliere queste pulsioni eversive e di sterilizzarle: questa funzione appare evidente già nella vicenda De Lorenzo quando la DC, a fronte dei segnali ricevuti attraverso il tentativo di golpe, riterrà di dover ridimensionare la portata innovatrice della partecipazione socialista al governo del Paese stemperandone le riforme più avanzate. Con l’assassinio di Moro (1979), cessa la funzione calmieratrice della Democrazia Cristiana». «Il populismo berlusconiano, con tutta la sua carica anti-istituzionale, non è un fenomeno che nasce improvvisamente ma l’espressione diventata visibile di una componente della società italiana che non si è mai riconosciuta pienamente nei valori della democrazia e dell’antifascismo. L’autore usa l’immagine suggestiva degli Hyksos che improvvisamente invadono l’Egitto e distruggono il Medio Regno per negare che questo sia avvenuto nel nostro Paese. Berlusconismo e leghismo sono figli della nostra Storia».

Ecco, l’idea è che la politica di destra cerchi di blandire un sommerso che esiste ancora ed è costituito da quegli ampi strati della società italiana che non rinnegano il fascismo e sopportano la democrazia con malcelato fastidio.

 

CDL, 18 marzo 2019

 

  1. Fini in Israele “Il fascismo fu parte del male assoluto”. La Republica, 24 Novembr2003.
  2. Per una ricostruzione dell’episodio si veda:  Mussolini non ha mai ammazzato nessuno. Corriere della Sera, 11 Settembre 2003.
  3. Shoah, Berlusconi: “Mussolini fece cose giuste. Leggi razziali la sua colpa peggiore”. La Repubblica, 27 gennaio 2013.
  4. “Senza vincitori resta Gentiloni”. Berlusconi fa infuriare la Lega. Il Tempo, 13 dicembre 2017.
  5. Per una ricostruzione non recente dei rapporti tra M5S e neofascismo si veda: Francesca Buonfiglioli. M5S, quelle frasi pro fascismo e Casa Pound. Lettera 43, 29 aprile 2016.
  6. Andrea Scanzi. Grillo, Casa Pound e l’informazione. Il Fatto Quotidiano, 13 gennaio 2013.
  7. Per un’ampia panoramica si veda: Davide Maria De Luca. L’estremista. Il Post, 10 dicembre 2018.
  8. Fascismo, Tajani: “Mussolini? Fino alla guerra ha fatto cose positive”. La Stampa. 13 marzo 2019.
  9. Carlo De Luca. Disunità d’Italia: ieri e d oggi. Democrazia Pura, 3 marzo 2013.
  10. Carlo De Luca. La mutazione genetica della rappresentanza politica: dal solista Berlusconi al duetto Salvini-Grillo. Democrazia Pura, 1 ottobre 2018.
  11. Francesco M. Biscione. Il sommerso della Repubblica. La democrazia italiana e la crisi dell’antifascismo. Bollati Boringhieri, Torino, 2003

 

 

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