Difficile stabilire quando la paesaggistica acquisisce i caratteri di genere artistico autonomo. Certamente lo scenario naturale è presente sin dai primi dipinti ma in una collocazione che appare subordinata a quella dell’uomo o della divinità. Un primo elemento di sviluppo si ebbe nel basso medioevo. Infatti, con lo scisma d’Oriente, mentre l’arte bizantina rimane ancorata ad una rappresentazione nella quale la figura sacra domina, in Occidente la pittura inizia ad affiancare il soggetto religioso a quello della natura. Ma quando l’immagine del paesaggio diviene prevalente o addirittura esclusiva sotto il profilo artistico?
In assenza di strumenti scientifici di indagine si possono seguire diversi percorsi, tutti validi per alcuni aspetti ed incompleti per altri. Alcuni autori fanno risalire a Leonardo da Vinci la prima rappresentazione di uno scenario naturale come soggetto indipendente. Si tratta del “Paesaggio con fiume, un disegno su carta del 1473 (Figura 1). Altri vedono nella scuola fiamminga del Cinquecento e nella pittura rinascimentale tedesca i primi elementi di studio della rappresentazione naturale. Il dipinto ad olio di Albrecht Altdorfer, “Paesaggio con ponte”, del 1518, è considerato da taluni il vero atto di nascita della pittura paesaggistica moderna (Figura 2). Altri ancora, e Tomaso Montanari tra questi, ritengono che sia Annibale Carracci il vero fondatore del genere. Ed in proposito viene citato l’affresco del fregio di Palazzo Magnani di Bologna “La lupa allatta Romolo e Remo nella campagna del Lazio” (1590-1592), opera di Ludovico, Annibale ed Agostino Carracci. Nell’affresco la parte della lupa che allatta i due gemelli, attribuibile proprio ad Annibale Carracci, appare nettamente subordinata alla rappresentazione di una natura che appare straripante (Figura 3).
Forse è con il “secolo d’oro” (XVII) olandese, quando la pittura si emancipa dalla committenza religiosa, che il genere della paesaggistica inizia a definirsi in maniera completa. Comunque sia, per lungo tempo, essa coabita con la ritrattistica (religiosa e profana). Sino a che, nell’Ottocento, con l’impressionismo e Van Gogh, prende decisamente il sopravvento.
Considerando i tempi ed i luoghi dello sviluppo paesaggistico, si può inferire che come in molti altri ambiti un impulso decisivo venne dalle acquisizioni scientifiche. Da Galilei (1564-1642) a Darwin (1809-1882) la conoscenza umana, intesa nella sua complessità culturale, descrive un arco nel quale prima il sacro e poi l’uomo riducono progressivamente la propria centralità mentre, contestualmente, cresce sino ad affermarsi definitamente la natura con la sua prorompente e autonoma vitalità.
Sia consentito concludere citando Ettore Roesler Franz (1845-1907), noto paesaggista ma anche autore dei famosi acquerelli della “Roma sparita” nei quali le figure umane, a differenza di quanto accade nel vedutismo, si integrano in un contesto urbano certamente rilevante eppure non opprimente. Un paesaggio particolare, costruito dall’uomo e con dentro l’uomo. Ettore Roesler Franz trascorse diversi anni della sua vita a Tivoli di cui ritrasse molti angoli sia naturali che monumentali che urbani. Nella figura 4, l’antico Colonnato della città, l’attuale via del Colle in prossimità della piazza San Silvestro, esempio mirabile di “paesaggio urbano”.
CDL, 18 Novembre 2018. Pubblicato su Facebook il 15 Aprile 2018
- Pittura di paesaggio. Enciclopedia Treccani on line.
- Tomaso Montanari. Romolo, Remo e la nascita del paesaggio moderno. Il Venerdì di Repubblica, 1567: 93, 2018.