Con gli “Emblemata” di Alciato nasce la vignetta moderna

 

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Dal primo atto di pirateria editoriale, nel 1531, nasce la vignetta moderna: la intrigante vicenda degli “Emblemata” di Andrea Alciato.

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Nel 1531, ad Augusta in Germania, viene pubblicato per la prima volta un testo scritto in latino dal giurista italiano Andrea Alciato (o Alciati) con il titolo di “Emblematum liber”. Si trattava di una raccolta di epigrammi riguardanti argomenti perlopiù di ispirazione classica e proposti come massime di saggezza e di morale. Il modello erano gli “Adagia” di Erasmo da Rotterdam. Una versione del manoscritto, in circostanze ancora oggi sconosciute, giunse nelle mani di un tipografo tedesco, Heinrich Steiner, che, non autorizzato dall’Alciato, diede alle stampe il testo aggiungendo di sua iniziativa un’immagine xilografica per ogni epigramma1.

Così Steyner inaugurò forse la pirateria editoriale ma nello stesso tempo reinventò in forma moderna l’interazione tra testo ed immagine dando inizio ad una fiorente letteratura verbo-visiva. Infatti, l’opera, nella quale compaiono in sostanza le prime “vignette” della storia, avrà un grandissimo successo. Alciato stesso ne curò personalmente l’edizione successiva, quella parigina  del 1534. Il successo proseguì nel corso degli anni al punto che il volume fu ripresentato in 170 edizioni diverse, alcune delle quali tradotte in italiano, tedesco, francese, inglese, spagnolo.

In realtà già in epoca medievale era in uso raccogliere allegorie illustrate da testi ma con la vicenda Alciato-Steiner il genere assume una forma compiuta ed un carattere fruibile ad un pubblico più vasto e non costituito solo da eruditi raffinati. Alciato, nelle edizioni da lui stesso curate, sostituì i soggetti grotteschi e sinanco mostruosi  della tradizione cristiana medievale con figure tratta dall’iconografia classica e di fatto codificò gli elementi caratteristici degli emblemi: il motto o inscriptio,  l’immagine o pictura o res picta, il testo o subscriptio.

Quella prima pubblicazione sarà progenitrice di un vero genere letterario, l’emblematica, che avrà una grande fortuna nella cultura umanistica e rinascimentale. Fra il XVI ed il XVII secolo in Europa verranno pubblicati oltre 2.500 volumi di emblemi, la maggior parte dei quali in Germania e nei Paesi Bassi.

Dal punto di vista semantico, gli emblemata di Alciato  scaturiscono da un humus culturale complesso. Certamente alla loro genesi concorrono le raccolte di allegorie di gusto medievale. Ma gli emblemata risentono anche del clima dell’epoca che con la riscoperta dei geroglifici valorizza la figura capace di esprimere associazioni mentali diverse. Alciato si trova dunque nella fase di passaggio che dall’allegoria statica conduce alla figura multiforme dal punto di vista semantico e ne combina i due aspetti.

Probabilmente, almeno in un primo momento, Alciato non aveva pensato di aggiungere le immagini al testo scritto. Gli epigrammi avrebbero invece dovuto stimolare la fantasia degli artisti. Così si evince da una lettera del 9 gennaio 1523 indirizzata a Francesco Giulio Calvo, quando già aveva completato la raccolta di massime: “descrivo qualcosa che, tratto dalla storia o dalla natura, significa elegantemente, e dal quale pittori, orefici e chi lavora i metalli possano trarre quelli che chiamiamo scudi [lat.: “scuta”] e che fissiamo sui nostri copricapi, o usiamo come insegne, come l’Ancora di Aldo, la Colomba di Frobenio e l’elefante di Calvo […]”2. Quindi le immagini, ispirate dal testo, ne avrebbero dovuto rappresentare artisticamente il senso. Un’inversione di tendenza rispetto allo studio dei geroglifici che, riscoperti proprio in quel momento, venivano erroneamente intesi come forme semantiche da interpretare:  il testo, eventualmente aggiunto, serviva ad illustrare il simbolismo contenuto nelle immagini.

Nella prime due edizioni compare un epigramma dal titolo “Foedera Italorum” (che nelle edizioni successive diventerà semplicemente “Foedera”) nel quale l’Italia viene paragonata ad un liuto con le diverse corde così difficili da armonizzare (Figure 1 e 2). Una rappresentazione plastica dell’Italia di ieri. E dell’Italia di oggi. Nella Figura 1, l’emblema a sinistra è tratto dalla prima edizione del 15313 mentre quello a destra dall’edizione del 15484. Nella Figura 2 è riportata la traduzione italiana dell’edizione del 16265.

Ben 22 edizioni del libro di Alciato, liberamente consultabili e scaricabili, sono state messe in rete dall’Università di Glasgow presso il sito “Alciato at Glasgow”.

 

01
Figura 1
02
Figura 2

 

  1. Salvo diversa indicazione la vicenda è stata ricostruita attingendo alle seguenti fonti: Roberto Abbondanza. Alciato Andrea. Dizionario Biografico degli italiani. Volume 2, 1960. Enciclopedia Treccani, Versione online; Roelof Van Straten. Introduzione alla iconografia. Edizione italiana a cura di Roberto Cassanelli. Milano, Jaca Book, 2009, pp 81-82.
  2. Gli Emblemi di Alciati. Università di Modena e Reggio Emilia – Biblioteca universitaria di area giuridica- Fondo antico – Immagini della Giustizia.
  3. Immagine pubblicata online dal sito  “Bayerische Staat Bibliothek”.
  4.  Immagine pubblicata on line dal sito “Alciato at Glasgow”.
  5. La traduzione è tratta dal testo Emblemi di Andrea Alciato pubblicata a Padova nel 1626.

 

CDL, Tivoli, 1 Maggio 2017

 

 

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