Introduzione
Talora in Occidente si tende a giudicare il mondo islamico come una civiltà sostanzialmente monolitica dal punto di vista culturale e politico. Un errore legato ad un paradigma, lo scontro di civiltà, che sebbene efficace a stabilire un contesto di riferimento non è certo utile quando occorre operare in concreto e comprendere le complesse dinamiche interne all’Islam. Il mondo islamico, infatti, non da oggi, è attraversato da divisioni teologico-politiche talora così aspre da ricordare quanto accadde nell’Europa cristiana nel lungo periodo delle guerre di religione.
Il fuoco che cova sotto la cenere islamica è alimentato da molti fattori la cui espressività muta nelle differenti situazioni: uno stato di sostanziale arretratezza economica, una profonda disuguaglianza sociale, la mancata laicizzazione delle istituzioni (con la sola eccezione della Turchia), un nazionalismo retaggio di un passato antico e rafforzato dalla soggezione politica nei confronti di altri protagonisti dello scenario internazionale. In queste condizioni il fattore religioso diventa lo strumento più efficace per coagulare gli interessi dei gruppi di potere ed ottenere il consenso delle grandi masse di diseredati. Alcuni movimenti politici (i Fratelli musulmani in Egitto, gli Hezbollah in Libano, Hamas in Palestina) devono gran parte del loro successo alla costituzione di una rete assistenziale molto articolata (centri sanitari e scuole coraniche) e ampiamente finanziata dagli Stati di comune riferimento religioso (Arabia Saudita e Iran).
Così i conflitti interni al mondo islamico tendono a sovrapporsi alle linee di frattura religiose. In Medio Oriente e nel Maghreb le crisi in corso possono essere lette tutte in termini di scontro tra sunniti e sciti o tra le diverse correnti del sunnismo (meno evidenti, oggi, i contrasti interni allo sciismo). Questa regola soffre al momento di una sola eccezione: l’alleanza tra i palestinesi di Hamas (sunniti) con gli Hezbollah libanesi e l’Iran di ispirazione sciita. Le “primavere arabe”, nate come movimento di ribellione a regimi dispotici, si sono rapidamente trasformate in insurrezioni di matrice religiosa. Per questa ragione è sembrato utile ricapitolare per grandi linee le differenze dottrinarie che caratterizzano il mondo islamico1.
La divergenza in sunniti, sciiti e khargiti
L’Islam è una delle tre grandi religioni monoteistiche e rivelate. La prima grande differenziazione interna si ebbe già alla morte del profeta, nel 632 d.C. (Figura 1). Nacque allora una corrente di pensiero, lo sciismo, in base alla quale il successore del profeta non poteva che essere un suo consanguineo. Questi veniva identificato con Alì, cugino di Maometto e marito di una delle figlie. Ben presto si differenziò e si impose, raccogliendo rapidamente il consenso della maggioranza dei fedeli, un’altra corrente di pensiero, il sunnismo, che attribuiva invece l’eredità Maometto ad Abu Bakr, sodale e padre della moglie del profeta. I sunniti, oggi lo 80%-90% degli islamici, prendono il nome dalla sunnah, la vera tradizione dell’Islam. La denominazione di sciismo deriva dal termine shia che indica la fazione di Alì. Gli sciiti sono oggi il 10%-20% del totale dei musulmani. Nacque precocemente una terza diramazione dell’Islam, il Kharigismo, che si poneva come terza via ritenendo che la guida della comunità non dovesse necessariamente essere scelta tra i discendenti di Maometto ma potesse essere affidata al più degno dei fedeli. In passato il Kharigismo ebbe una certa diffusione ma oggi è ridotto ad una sola setta, gli ibaditi che sono maggioranza solo in Oman.
La questione dell’Imamato è decisiva perché nell’Islam la scienza divina deve essere continuamente rivelata attraverso un uomo che non sia solo interprete ma anche guida della comunità. Nella figura dell’Imam la funzione religiosa tende a sommarsi a quella sociale e, in ultima analisi, politica. Da questo punto di vista emerge l’analogia con il Cristianesimo, la sua vocazione sociale e la sua ambizione temporale. Che in Occidente, dopo un percorso secolare, risulta contenuta dall’approdo ad un sistema istituzionale laico e ad una società secolarizzata.
La differenziazione interna al sunnismo
I sunniti riconoscono quattro scuole giuridiche che i fedeli possono seguire e sulla base delle quali si distinguono orientamenti diversi. Le fonti della legge islamica sono quattro: il Corano, la tradizione (sunnah), il consenso della comunità dei teologi (ijma), il principio analogico (qiyas). Quest’ultimo è richiesto quando si ritiene che le altre fonti non consentano una soluzione e sia allora necessario che uno studioso di diritto proceda attraverso la deduzione per analogia. L’ortodossia sunnita contempla quattro scuole giuridiche ancora operanti ma formatesi nei primi secoli e inizialmente legate ad una comunità (Medina, Mecca, Kufa e Bassora). Esse sono (Figura 2):
- La scuola hanafita, fondata nell’VIII secolo a Kufa da Abu Hanifa al-Nu’man, considerato uno dei massimi interpreti della giurisprudenza islamica. Due gli aspetti decisivi: il peso rilevante attribuito al ragionamento analogico e l’introduzione del principio di approvazione da parte di un dottore (istihsan). Dall’Iraq la scuola hanafita si diffuse verso la Persia e l’Asia centrale per divenire infine l’orientamento ufficiale nell’Impero ottomano. Per questa ragione la scuola hanafita è ancora oggi la più diffusa ed è prevalente in Turchia, Egitto, India, Pakistan, e nei territori dell’ex Unione Sovietica. E’ considerata la scuola più “liberale”.
- La scuola malikita fu fondata a Medina nell’VIII secolo da Anas ibn Malik, uno dei maggiori dotti della città. I malikiti attribuiscono un peso decisivo al parere dei sapienti di Medina, alla tradizione e al principio di accomodamento (istislah) sulla base del pubblico interesse. Il pensiero malikita è oggi prevalente nel Nord Africa, compreso il Maghreb. In passato era seguito anche nella Sicilia musulmana.
- La scuola shafita, fondata alla Mecca nel IX-X secolo da Muhammad ibn Idris al-Shafi che intendeva coniugare la due precedenti tendenze preferendo tuttavia la tradizione e introducendo precise restrizioni alla deduzione analogica. Questa corrente di pensiero è oggi diffusa in Egitto, Bahrein, Yemen, India, Indonesia e Africa orientale.
- La scuola hanbalita, fondata a nel IX secolo da Ahmed ibn Hanbal che visse in un’epoca caratterizzata da profondi contrasti religiosi tra le diverse scuole. Ritendo che la discrezionalità delle interpretazioni dovesse essere limitata al massimo, restrinse l’uso del ragionamento analogico a casi eccezionali e limitò fortemente i principi di approvazione e di accomodamento. I suoi successori estesero l’intransigenza dal campo teologico a quello civile predicando un costume di vita molto severo. Alla scuola hanbalita appartiene Mohammed ibn Abd al-Wahhab (1703-1792), ispiratore di un movimento, il Wahhabismo, che si diffuse nella penisola araba e costituisce oggi la tendenza prevalente in Arabia Saudita. Al Wahahbismo fa riferimento il Salafismo, un movimento nato in Egitto nella seconda metà del XIX secolo con l’intento di riscoprire le radici originarie dell’Islam di fronte alla imperante cultura europea. Wahhabismo e salafismo sono oggi considerati sinonimi per il comune riferimento all’osservanza rigida della tradizione. Il salafismo ispira alcuni movimenti politici, come i Fratelli musulmani in Egitto, Hamas nella striscia di Gaza e i talebani in Afganistan.
Essendo quattro le scuole ortodosse ed essendo il giudice musulmano unico, il soggetto di diritto islamico può passare da un rito all’altro. Diverso il discorso per le eresie, tra le quali vale la pena di ricordare il Sufismo che, coniugando il monachesimo orientale con il cenobitismo occidentale, giunge ad un’interpretazione mistica e prevalentemente contemplativa dell’Islam. Da questo punto di vista costituisce la tendenza opposta al Wahhabismo militante e alla sua pretesa di estendere il rigore della tradizione a tutti i campi, compreso quello civile.
La differenziazione interna allo sciismo
La diversificazione tra le varie sette nasce sulla identificazione della sequenza di Imam, i profeti inviati da Dio a guidare gli uomini, ma si sostanzia anche di aspetti teologici.
- Imamiti o giafariti o duodecimani. Sono la setta più numerosa, riconosce dodici Imam (l’ultimo occultato) cui attribuisce, sostanzialmente, una doppia natura, umana e divina. Prevale in Iran (90%), Azerbaijan (85%), Bahrain (70%), Iraq (65%) ed è fortemente presente anche in Libano (40%), Kuwait (25%), Albania (20%), Pakistan (25%), Afghanistan (10–19%).
- Ismailiti o settimani. Credono nei primi sette Imam, identificano il settimo con Ismail e attribuiscono ai profeti natura divina. Formano piccole comunità in Afghanistan, Asia centrale, Pakistan, India, Bangladesh, Cina, Syria, Yemen e Arabia saudita.
- Zayditi. Prendono il nome da Zayd, ritenuto quinto ed ultimo Imam e negano recisamente la natura divina degli Imam. Sono prevalentemente diffusi nello Yemen.
- Altri. Gli Alevi sono un gruppo religioso sincretista nato nella Turchia orientale, sostenitore di un’interpretazione allegorica e non letterale del Corano. Sono considerati non ortodossi e rappresentano una variante dello sciismo imamita di cui accettano la fede nei dodici imam. Un’altra setta eterodossa è quella degli Alawiti, diffusa principalmente in Siria, che fa risalire la propria origine all’undicesimo imam. Ad essa appartiene la famiglia Assad al potere in Siria dal 1971.
Dalla divisione religiosa al conflitto politico
Nel periodo storico attuale, si distinguono due fasi caratterizzate dall’espansione rispettivamente dello sciismo e del sunnismo.
Con la rivoluzione khomeinista del 1979 e la nascita della Repubblica islamica in Iran inizia un lungo periodo di revanscismo sciita che nasce come rivalsa verso l’Occidente infedele e sostenitore dei regimi avversi. I veri antagonisti del khomeinismo diventano ben presto i regimi sunniti nei quali a lungo sono state discriminate quando non proprio perseguitate le minoranze sciite, particolarmente numerose in Iraq, Libano e Afganistan ma presenti ovunque nel mondo islamico. Fattori religiosi (sciiti vs sunniti), politici (estremisti vs conservatori) ed etnici (non arabi vs arabi) si sommano ad innescare un lungo conflitto da cui emerge una sostanziale espansione dello sciismo che non solo si afferma in Iran ma assume rilevanza decisiva in Libano (con i fondamentalisti di Hezbollah che scalzano la precedente organizzazione moderata di Amal), in Iraq (dove gli sciiti si vedono riconosciuto il loro status di maggioranza), in Afganistan (con il riconoscimento della questione hazara).
Con la prima guerra cecena (1991-1996) e in misura maggiore con la nascita del regime talebano in Afganistan (1996) si afferma un altro fondamentalismo militante, questa volta di ispirazione sunnita, la cui matrice genericamente wahhabita è comunque contestata da diverse autorità religiose. Da allora le crisi che travagliano il mondo islamico, pur presentando un versante esterno (generalmente ostile all’Occidente), hanno assunto una connotazione marcatamente intra-islamica e, in generale, vedono in campo il fondamentalismo sciita o quello sunnita.
Oggi in Medio Oriente ed Africa almeno sei vasti territori sono in mano ai fondamentalisti di Al Qaeda o di sue filiazioni (Figura 3)2: il Waziristan, a cavallo tra il Pakinistan e l’Afganistan; ampie zone dell’Iraq e della Siria; almeno due province dello Yemen; buona parte della Somalia; un’ampia zona del Nord della Nigeria; una vasto territorio del Mali. Numerosi i conflitti che vedono coinvolte formazioni combattenti islamiste (Nigeria, Mali, Mauritania, Algeria, Libia, Egitto, Yemen, Palestina, Iraq, Siria, Afganistan, Pakistan, Cecenia, Daghestan)3.
Bibliografia
1. Il testo seguente, nella parte relativa alle differenziazioni dottrinarie, è il risultato della consultazione di diverse fonti. Anche per non attribuire ad altri le inevitabili interpretazioni che sono implicite nelle operazioni di sintesi, specie quando queste riguardano questioni dottrinarie complesse, si è ritenuto di non bibliografare i singoli passaggi. Le principali fonti consultate sono:
– Centro islamico culturale. Le quattro scuole giuridiche dell’Islam sunnita. Purtroppo il documento non è più disponibile online.
– Antonio De Lisa. Il diritto islamico: le scuole giuridiche sunnite, 22 settembre 2013. In rete è ora disponibile una versione più recente, datata 2014, il cui titolo “Istituzioni di diritto islamico”
– Enciclopedia Treccani. Islam.
– Wikipedia.Islamic school and branches.
2. L’immagine è tratta da: Daniele Castellani Perelli. Dal Medio Oriente all’Africa, dove regna Al Qaeda. L’Espresso, 20 Giugno 2014.
3. Per una panoramica delle guerre in corso, comprese quelle che interessano i Paesi islamici ed i movimenti islamisti, si veda: Guerre nel Mondo, News giornaliere sulle guerre nel mondo e sui nuovi Stati. Lista dei conflitti in corso.
Tivoli, 3 Settembre 2014
Sulla questione islamica si veda anche:
– Secolarizzazione, Islam, Occidente: brevi riflessioni (1 Settembre 2016)
– Jihadismo globale – Il ritorno di al-Qaeda (1 Ottobre 2016)